Il termine sagrato, mi coinvolge e intriga. E la Treccani, sempre fra le più attente, oltre a spiegarmi nel dettaglio e a soccorrermi, mi spiazza con una citazione che supera il caso e sfiora il presagio. Anche se, in effetti, su un sagrato…
  Ogni tanto interrogo le pietre. Mi piacciono le scale di ardesia che salgono in casa mia, i bordi smussati, l’usura dove il passo è frequente. Oppure il marmo di certe statue dove la mano del fedele si appoggia nel tempo.
      La povertà è una tacca. Certe volte la povertà è una voragine così grande che non ci sono parole per definirne i confini. Ci precipiti dentro, la testa ti rimbomba e il magone ti toglie il fiato. Aquilonia si chiama così perché Carbonara ebbe due disgrazie. Il terremoto che la rase e … Continua a leggere LA POVERTÀ È UNA TACCA
Un mio amico professore amava pensare. Ha pensato alla gente, ai problemi della gente, molto alla politica, molto, soprattutto, a come avrebbe potuto cambiare le cose. Che è un modo alto di fare politica.
Pubblico su “Diario di bordo” e posto su Fb. Sia una cosa, sia l’altra, avvengono in automatico e sono, per me, molto agevoli, perché a tutto provvede la serena meccanica della cultura digitale.
Ho visto una campionessa di pattinaggio russa che stava 5 minuti sul ghiaccio al ritmo della sigla di una trasmissione televisiva giapponese. Un esercizio strepitoso rappresentato da grazia, forza fisica, coordinamento, lavoro e ancora lavoro. Mentre danzava, forte dei suoi 17 anni, cantava il testo di quella canzone che conosceva a memoria.
Ho scritto molte cose, molte le ho smarrite, molte si sono perdute nella confusione degli archivi e, molte altre (le più), sono fuggite nei recinti che l’età lascia aperti e si dimentica.
Domenica, Roma era un vortice di vento e spazzatura. Lunedì, cumuli vicino ai cassonetti, ma le strade sono pulite. C’è più merda di cane in via Pia che nelle due ore di camminata serale fra le zone della movida e lungotevere.
La mattina presto ha luce inusuale, strade pulite, silenzio. In certe stagioni il freddo, che io adoro, è persino un regalo. D’estate l’aria è ancora generosa concedendo tregue deliziose. Non oggi che il sole, appena sorto, era già caldo, calato appieno nel proprio ruolo di scatenato fuochista.
Oggi si festeggia il lavoro. In uno Stato organizzato e in un mondo civile, lavorare non solo è un diritto, ma anche il proprio modo personale di aderire a un contesto civile: si partecipa tutti, concretamente, alle sorti e al benessere fisico e intellettuale degli altri.
Ho sentito le voci. Un cinguettio senza acuti. Un coro allegro e sicuro. Avrei detto sereno. Fra due ali di muri correva un piccolo fiume di alunni incolonnati. A due a due, come da precetto, chiacchierando allegramente. Non passano, fra queste cortine antiche, molte persone.
I venditori di rose hanno fatto giornata doppia. Oggi in giro a intercettare innamorati con la scadenza, stasera la solita routine nei ristoranti. Se fosse piovuto sarebbe stata una festa anche con gli ombrelli. Invece solo raffiche gelide e un vento ambizioso.