SALVINI, IL SACRO, LA DANZA SULLE PIETRE

 

Ogni tanto interrogo le pietre. Mi piacciono le scale di ardesia che salgono in casa mia, i bordi smussati, l’usura dove il passo è frequente. Oppure il marmo di certe statue dove la mano del fedele si appoggia nel tempo.

Abito davanti a una chiesa dall’ampia scalinata di marmo bianco. La piccola piazza e le armonie dei volumi fanno la gioia fotografica dei turisti. Di giorno, in questa estate che si attarda, l’ombra spiovente del portale della chiesa crea frescura, e un clochard molto elegante stende il suo tappetino e riposa. La sua controra è nobile e distaccata, mentre sotto, indifferente, sfila una città accaldata e frettolosa. Di sera, giovani chiacchieroni, una birra in mano, trascinano le ore con un ronzio che la mia sordità trova piacevole, ma crea disagio ai vicini. Da alcuni giorni, su questa scalinata di marmo antico, che ha memoria di secoli di virtuali impronte, gravita una festosa compagnia di ragazzi. Per complicità, armonia, omologazione anagrafica, ho desunto, forse impropriamente, che debbano essere in gran parte compagni classe. Maschi e femmine, si ritrovano lì per un paio d’ore. Tutti assieme e compatti, come in un’aula ma senza la costrizione dei banchi. L’ombra è complice e ristoro, i gradini, un anfiteatro naturale, diventano teatro e palcoscenico. Così come sono arrivati in volo, più tardi sciamano restituendo la piazza a un inusuale silenzio. Due cose mi colpiscono. Usano pochissimo lo smartphone. Mi è capitato di vedere in un bar un gruppo numeroso di giovani tutti con il cellulare fra le dita, commentare la serata e “parlarsi” usando il telefonino. Erano fianco a fianco e comunicavano come fossero in città diverse. Esclamazioni, suoni gutturali, imprecazioni. Nessun dialogo diretto, la parola delegata alle dita.

Questi no. Non dico che non lo facciano, ma qui, quando sono sulla scalinata, lo usano come strumento, come un elettrodomestico. Musica, tanta, qualche video che non condividono, ma sbirciano da sopra le spalle, tutti assieme, sottolineando i vari momenti con una risata corale o con un toccarsi di corpi senza malizia. La seconda cosa che mi ha sorpreso e che le loro etnie si declinano in modo differente. Non hanno più di 18 anni, sono bianchi e neri, qualcuno (la distanza non mi consente di esserne sicuro) mi sembra anche di origine asiatica. Parlano italiano corretto e ridono, hanno una voglia straordinaria di comunicare a parole e a gesti. E di divertirsi. Sovente si toccano con la punta della dita, mentre si scambino le frasi. Come a dare più forza al concetto. Ma non sono mai sopra le righe o fastidiosi. Ieri due ragazze, una bianca e una nera, si sono messe a ballare in cima alla scalinata, dove, di solito, gli sposi s’inchinano al lancio dl riso. Gli altri giovani, una dozzina, chi seduto sugli scalini più sotto, chi in piedi, continuavano a parlare, chiacchierare, scambiarsi idee. L’immagine corale mi ha ricordato quei nugoli di passeri che qualche volta si spostano all’unisono attorno ad una pianta. Le due ragazze, molto simili fisicamente, ridevano e danzavano una di fronte all’altra. Come una figura in uno specchio. La stessa immagine riflessa, ma di due colori diversi. Non provavano passi, né movenze. No, esprimevano la loro voglia di vivere, la loro gioia adolescenziale in una danza, che è un modo bello e straordinario di dimostrare il proprio entusiasmo. Che l’entusiasmo, si sa, per etimo, è parola divina. Ho pensato a quell’ometto obeso, volgare la sua parte, che sta cercando di farci credere che noi siamo noi e gli altri sono diversi, mentre sotto i miei occhi la Savona che è, non quella che sarà, ma proprio quella di oggi, mi veniva rappresentata nel suo modo più reale, concreto, credibile. Armoniosa. Beh, in quel momento Salvini, mi ha fatto veramente pena. Non è cattivo, è vecchio, superato, già trascinato via dalla realtà. Sotto casa il mio nugolo di passeri vocianti continuava a ridere e a parlare e le ragazze si sono abbracciate mentre chiudevo la finestra. Da oggi non guarderò più se tornano o che cosa facciano. Mi voglio conservare il privilegio o l’illusione delle impressioni di questi giorni. Comunque sia, in secoli di storia, quelle pietre hanno assistito ai più disparati eventi religiosi, ma credo che quella preghiera di vita e fiducia verso il mondo entri con tutto diritto nella hit parade del sacro.

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